A fine ottobre, il Vaticano si prepara a vivere un momento inedito. Dal 24 al 26 ottobre, infatti, alcune rappresentanti del movimento internazionale Noi siamo Chiesa parteciperanno al Giubileo delle équipe sinodali. Sarà un appuntamento denso di significati, non solo per l'ufficialità dell'invito – arrivato direttamente dal cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo – ma anche per il peso simbolico di questa presenza: un gruppo che da anni non risparmia critiche alla Santa Sede su temi cruciali come i diritti delle persone Lgbt, l'ordinazione delle donne, il celibato sacerdotale e la trasparenza economica della Chiesa.
Un cammino dentro le mura vaticane, dunque, che va oltre il gesto liturgico dell'attraversare la Porta Santa. Per la prima volta, secondo quanto riportato dallo stesso portale di informazione vaticano, i partecipanti avranno un incontro con Papa Leone XIV, il successore di Papa Francesco, una figura che – al di là delle letture complottistiche – sta segnando il pontificato con gesti concreti, più che con parole solenni.
Un invito che rompe gli schemi
Il fatto stesso che Noi siamo Chiesa sia stato chiamato a partecipare al Giubileo delle équipe sinodali è indicativo di una stagione nuova. Per decenni questo movimento ha rappresentato una voce critica interna al cattolicesimo, capace di mantenere viva l'attenzione su riforme spesso considerate tabù. La presenza a un evento ufficiale vaticano, con la prospettiva di un incontro diretto con il pontefice, appare come un segnale di apertura, forse persino di riconciliazione.
Molti osservatori, però, non esitano a sottolineare che dietro al gesto si nasconde una sfida. La sfida di riconoscere che il cattolicesimo del XXI secolo non può ignorare le voci di chi chiede maggiore inclusività, parità di genere, nuove forme di ministero e un uso più equo e trasparente delle risorse economiche.
Il Giubileo dei cristiani Lgbtq+: un pellegrinaggio che fa storia
Pochi giorni prima, il 6 settembre, un altro momento forte animerà la città di Roma: il pellegrinaggio giubilare dei cristiani Lgbtq+ e delle loro famiglie, promosso dalla Tenda di Gionata. L'iniziativa, da anni impegnata nella pastorale con le persone omosessuali, organizzerà un cammino verso la Porta Santa, preceduto da una veglia di preghiera nella Chiesa del Gesù e da una messa solenne.
In questo caso non è previsto alcun incontro con Papa Leone XIV. Tuttavia, la possibilità non è esclusa del tutto. Sarebbe un gesto che darebbe respiro e forza a un'esperienza di fede spesso vissuta ai margini, tra incomprensioni, silenzi e ferite. Anche senza la certezza di un'udienza, il pellegrinaggio stesso si presenta come un segno eloquente: i fedeli Lgbtq+ non chiedono altro che essere parte della Chiesa, portando con sé le proprie storie, relazioni e speranze.
Papa Leone XIV: il linguaggio dei segni
Nella narrazione corrente, Papa Leone XIV viene descritto come il "successore del dialogo". La sua scelta di privilegiare i segni alle parole è letta da molti come un ritorno all'essenziale: i gesti, le visite, i piccoli atti di accoglienza che fanno parlare da soli. Di fronte alle accuse dei complottisti e ai timori di chi teme rotture, Leone XIV sembra rispondere con una calma determinata, senza proclami fragorosi ma con la concretezza del passo compiuto.
Il fatto che in meno di due mesi si svolgano due eventi giubilari così carichi di valore simbolico – quello delle équipe sinodali con "Noi siamo Chiesa" e quello dei cristiani Lgbtq+ – non è casuale. Piuttosto, è il riflesso di un pontificato che intende aprire spazi e attraversare confini che sembravano invalicabili.
Una Chiesa in movimento tra tensioni e speranze
Non mancano certo tensioni. Dentro e fuori le mura vaticane, settori più conservatori guardano con sospetto a questa stagione di aperture, temendo che possa minare l'identità cattolica o relativizzare verità considerate intoccabili. Allo stesso tempo, chi da decenni lotta per il riconoscimento di diritti e riforme vede in questi passi solo un inizio, troppo lento rispetto alle urgenze del presente.
Eppure, al di là delle contrapposizioni, il dato che emerge è la vitalità di una Chiesa che non smette di interrogarsi. L'incontro con Papa Leone XIV previsto per i membri di Noi siamo Chiesa e il pellegrinaggio dei fedeli Lgbtq+ diventano così due poli di un'unica dinamica: la ricerca di una comunità di credenti in grado di riconoscere la diversità senza temerla.
Verso ottobre con lo sguardo al futuro
L'autunno vaticano si annuncia dunque come un tempo di grande fermento. Da un lato, il Giubileo delle équipe sinodali si presenta come il luogo in cui la Chiesa ufficiale e le sue voci critiche possono ritrovarsi in un dialogo nuovo. Dall'altro, il pellegrinaggio Lgbtq+ porta alla luce la testimonianza di una fede vissuta nelle pieghe quotidiane dell'amore e della ricerca di accoglienza.
Entrambi gli eventi, in modi diversi, spingono oltre la soglia: non solo quella fisica della Porta Santa, ma soprattutto quella simbolica di una comunità che vuole essere casa per tutti. La sfida è alta e complessa. Ma il fatto che oggi si possa parlare di queste iniziative con il sostegno, esplicito o implicito, del pontefice mostra che i tempi stanno cambiando.
Il cammino è appena iniziato. Ma il Giubileo del coraggio – così potremmo chiamarlo – apre un orizzonte che nessuno può più ignorare.
Marco Baratto
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