martedì 26 agosto 2025

«Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace». Papa Leone XIV e il filo d’oro del suo pontificato

Dalla prima apparizione sulla Loggia di San Pietro, nel pomeriggio dell'8 maggio, fino all'annuncio del tema della Giornata Mondiale della Pace 2026, Papa Leone XIV non ha mai smesso di far risuonare una parola centrale, quasi un battito cardiaco del suo ministero: pace. Una pace che non è slogan, né tregua temporanea, ma visione concreta di futuro, impegno quotidiano e responsabilità universale.

Il tema scelto per la Giornata, reso pubblico dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, sintetizza questa prospettiva: "Abbracciare una pace autentica". Il comunicato spiega che il Pontefice invita l'umanità a rifiutare la logica della violenza e della guerra, per abbracciare una pace fondata sull'amore e sulla giustizia. Una pace che non si costruisce sulla paura o sul calcolo delle forze, ma sul disarmo reciproco, sull'apertura del cuore e sulla fiducia condivisa.


Non solo silenzio delle armi: incarnare uno stile di vita

Il Papa sottolinea che la pace non può ridursi a un'assenza di conflitti. "Non basta invocarla", ammonisce il testo, "bisogna incarnarla in uno stile di vita che rifiuti ogni forma di violenza, visibile o strutturale". Il silenzio delle artiglierie, infatti, è solo l'inizio di un cammino. Perché sia duraturo, occorre trasformarlo in un atteggiamento che scioglie i nodi dell'odio, apre i cuori e genera empatia.

Il saluto evangelico "La pace sia con voi", che Gesù Risorto rivolge ai discepoli, diventa nelle parole del Successore di Pietro un invito rivolto a tutti: credenti e non credenti, responsabili politici e semplici cittadini. È un appello che oltrepassa i confini religiosi per diventare desiderio condiviso: edificare il Regno di Dio costruendo un futuro umano e pacifico.




Un motto ribaltato: dal "para bellum" alle istituzioni di pace

Uno dei passaggi più forti del suo magistero recente riguarda il ribaltamento del noto adagio latino: Si vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra). Leone XIV ha lanciato con decisione una nuova visione: "Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace".

Le istituzioni, spiega il Pontefice, non sono strutture astratte, ma spazi di fiducia reciproca, di partecipazione e di tutela dei più fragili. Non basta il buon volere dei singoli: servono strumenti stabili, radicati "dal basso e in dialogo con tutti", capaci di generare relazioni durature. La pace, dunque, non è un sentimento privato, ma un progetto collettivo che richiede architettura sociale e politica.

Fondamentale, ricorda il Papa, è il perdono: "Senza il perdono non ci sarà mai la pace!". Lo aveva detto con forza ai fedeli di lingua portoghese nell'udienza generale del 20 agosto. Una dichiarazione che unisce dimensione personale e collettiva, perché la pacificazione tra popoli inizia dal cuore di ogni uomo e donna.


Giovani, missionari di giustizia e amicizia

Particolare attenzione Leone XIV la rivolge ai giovani, chiamati a essere protagonisti della storia che verrà. Durante la Veglia del Giubileo a Tor Vergata, li ha definiti "missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace". Ai loro occhi il futuro non è un'astrazione, ma una terra da abitare.

Con realismo e semplicità, il Papa ha indicato una via spesso dimenticata: "L'amicizia può veramente cambiare il mondo. L'amicizia è una strada verso la pace". Parole che non restano retorica, perché rivolte a una generazione che sperimenta quotidianamente divisioni, conflitti identitari e solitudini digitali.

Sempre ai giovani, Leone XIV ha voluto consegnare alle nuove generazioni un grido che restasse memoria viva: "Vogliamo la pace nel mondo!". Un'invocazione che non è semplice desiderio, ma impegno a costruire relazioni nuove, a opporsi all'indifferenza e a scegliere la fraternità.


Pace come responsabilità universale

Il filo d'oro della pace, che attraversa gesti e parole del Papa, si presenta dunque come responsabilità universale. Non è un tema confinato all'ambito religioso, ma un progetto politico, culturale e sociale. Significa disarmare i cuori e le nazioni, ridisegnare le priorità economiche, scegliere la cooperazione internazionale anziché la competizione armata.

Significa anche riconoscere che la pace si coltiva nei rapporti quotidiani: nella famiglia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei quartieri. Ogni gesto di dialogo e di perdono diventa pietra viva di un edificio comune.


Un pontificato che parla di futuro

Nei primi mesi del suo pontificato, Leone XIV ha mostrato con chiarezza la direzione del suo ministero: non solo annunciare la pace, ma costruirla insieme all'umanità. Un percorso che non ignora le difficoltà, ma le assume come sfida e occasione.

Il tema della Giornata Mondiale della Pace 2026, "Abbracciare una pace autentica", riassume e rilancia questa missione. È un invito a non accontentarsi di tregue apparenti, ma a edificare istituzioni solide, radicate nella giustizia, nella misericordia e nel perdono.

In un tempo in cui la tentazione della violenza sembra riaffacciarsi con forza, la voce del Papa propone un'alternativa concreta: trasformare il disarmo in stile di vita, fare dell'amicizia un metodo sociale, del perdono una scelta politica.

Se davvero, come egli afferma, "la pace è la luce del mondo", allora il grido delle nuove generazioni — "Vogliamo la pace nel mondo!" — diventa non solo una preghiera, ma il manifesto di un'umanità che desidera rinascere.

Marco Baratto

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