domenica 21 settembre 2025

Non un “Papa del Silenzio”, ma un Papa della spoliazione


Molti temevano, all'inizio, che Leone XIV potesse incarnare una sorta di "Papa del Silenzio": un pontificato anonimo, privo di incisività, quasi assente. Ma i primi mesi hanno mostrato qualcosa di diverso e più radicale: un Papa che sceglie la spoliazione personale del ruolo papale, che non vuole costruire un'immagine di sé come leader carismatico da contrapporre a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI o a Francesco.

Leone XIV sembra dire con i gesti e con le parole: non guardate me, guardate la Chiesa. Non vuole essere ricordato come il Papa filosofo, il Papa teologo, il Papa comunicatore o il Papa missionario. Vuole essere semplicemente il Papa, colui che custodisce la comunione, che garantisce la fedeltà al Vangelo, che si ritrae perché sia la Chiesa a brillare.

È un modo di intendere il ministero petrino che può spiazzare, perché va controcorrente rispetto alla logica dei media, che amano le personalità forti, gli slogan, i leader riconoscibili. Ma proprio per questo è profetico.


Una lezione sulla manipolazione delle parole

La vicenda di questi giorni è un esempio da manuale di come le parole possano essere manipolate. Estrarre una frase dal contesto, privarla della sua seconda parte, trasformarla in un titolo scandalistico significa non solo fare cattivo giornalismo, ma soprattutto mancare di rispetto al pensiero del Papa e alla verità stessa.

Chi si definisce "conservatore" ha colto l'occasione per accusare Leone XIV di relativismo, di fuga dalle responsabilità concrete. Chi si dice "progressista" ha invece letto nella frase un passo indietro rispetto all'impegno sociale della Chiesa. In realtà, entrambe le letture sono parziali e distorte.

Il Papa non nega che la Chiesa debba occuparsi del mondo: al contrario, ribadisce che la sua voce deve farsi sentire. Ma specifica che il ruolo del Pontefice non è quello di un capo di Stato che impone soluzioni, bensì quello di un servitore che garantisce che la voce della Chiesa sia corale, sinodale, universale.


Conclusione: smettere di manipolare

Alla luce di tutto ciò, è urgente un invito chiaro: smettiamo di manipolare le parole del Papa. Smettiamo di usarle come armi ideologiche, come strumenti per rafforzare le nostre posizioni preconfezionate. Accettiamo invece la sfida di un pontificato che ci chiede di cambiare prospettiva: non un Papa superstar, non un Papa onnipresente, ma un Papa che si ritrae perché emerga la Chiesa.

Leone XIV non è il Papa del silenzio, ma il Papa dell'essenziale. È colui che vuole ricordarci che il centro non è lui, ma il Vangelo. Non il leader che si impone, ma il servo che lascia spazio. Non il politico che cerca soluzioni immediate, ma il pastore che custodisce la comunione e la parola della Chiesa.

Un Papa che svanisce perché sia Cristo a rimanere.

Marco Baratto

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