Riflessione sull'omelia del Cardinale Robert McElroy per la Messa Rossa e sulla visione di Papa Leone XIV
L'omelia pronunciata dal Cardinale Robert McElroy in occasione della Messa Rossa si presenta come una delle riflessioni più dense e profetiche sullo stato morale della società contemporanea. Il cardinale individua tre ambiti nei quali il mondo del diritto, e più in generale la coscienza pubblica, sono chiamati a rigenerare la speranza: la crisi della vita istituzionale, il crollo del dialogo politico e la necessità di una giustizia che metta i poveri al centro.
McElroy non parla come un semplice osservatore politico, ma come un pastore che invita a riscoprire la radice spirituale della fiducia civica. In un contesto segnato dalla sfiducia e dall'aggressività, la sua parola è una chiamata alla conversione culturale: dal sospetto alla cooperazione, dal conflitto sterile al servizio del bene comune.
1. La crisi della vita istituzionale
Il cardinale denuncia il crollo della fiducia nelle istituzioni: ciò che un tempo era un sano spirito critico è diventato corrosione permanente. L'ipercriticismo verso ogni forma di autorità – civile, religiosa o culturale – mina le basi stesse della convivenza.
La Dottrina Sociale della Chiesa ricorda che istituzioni solide e rette sono strumenti indispensabili del bene comune. McElroy invita quindi a due azioni complementari: rifiutare l'atteggiamento distruttivo verso le istituzioni e, al tempo stesso, rafforzare le forze di controllo e di bilanciamento che impediscono la concentrazione di potere. È un equilibrio che ricorda la visione armonica di Papa Leone XIV, il quale, di fronte a epoche di smarrimento politico, ha richiamato i credenti a non distruggere, ma a riformare con carità e ragione.
2. Il cuore dell'omelia: la crisi del dialogo politico
McElroy individua nella degenerazione del dialogo pubblico il sintomo più doloroso della malattia democratica. La violenza politica, i toni esasperati e la perdita del linguaggio comune hanno lacerato il tessuto civile della nazione.
🕊️ "Ma viviamo in un'epoca in cui la politica è tribale, non dialogica, e in cui l'etichetta di partito è diventata un sinonimo di visione del mondo sui temi più insidiosi della nostra vita nazionale. Il risultato è esplosivo, in politica, nella vita familiare e nelle amicizie."
Queste parole centrali condensano l'allarme e la speranza del cardinale. Laddove la politica diventa tribù, la persona si riduce a simbolo di appartenenza, non più a interlocutore. La tribù genera paura, sospetto e ostilità; il dialogo genera fiducia e verità condivisa.
McElroy osserva che la perdita del dialogo politico non è solo un problema di metodo, ma di spiritualità: è il segno di una cultura che ha smarrito la capacità di riconoscere l'altro come fratello. La stessa polarizzazione che avvelena la vita pubblica si riflette nella vita familiare, nelle comunità e, talvolta, persino nella Chiesa.
3. Papa Leone XIV e l'appello all'unità
Le riflessioni di McElroy si intrecciano con la visione di Papa Leone XIV, pontefice che, in tempi di forti divisioni, ha ricordato ai cattolici che la fede non può essere confusa con l'ideologia. Leone XIV ha invitato la Chiesa a riscoprire il valore della comunione, non come uniformità, ma come unità nella diversità.
Oggi il suo messaggio risuona con forza. Anche nella Chiesa, soprattutto in alcuni contesti, emergono tendenze "tribali": chi si identifica in un'ala politica, chi riduce il Vangelo a programma di parte, chi misura la fedeltà ecclesiale in termini di appartenenza culturale. Papa Leone XIV – come già Leone XIII un secolo fa – ha insistito sul fatto che l'obbedienza e il rispetto verso il Papa sono il segno concreto della comunione universale della Chiesa.
In un momento in cui il Papa è oggetto di attacchi e incomprensioni, la parte più sana del cattolicesimo, anche in America, si sta rialzando in sua difesa: vescovi, teologi e fedeli che comprendono che l'unità della Chiesa non è un'idea astratta, ma una testimonianza concreta davanti al mondo.
Essere cattolici oggi significa scegliere la comunione invece della fazione, la fedeltà al successore di Pietro invece dell'autonomia dottrinale. Non si tratta di uniformarsi, ma di camminare insieme: "sinodalità" nel senso più profondo, quello evangelico, non politico.
4. I giuristi come architetti di speranza
Il cardinale McElroy torna poi a parlare direttamente agli operatori del diritto: studenti, giudici, avvocati, legislatori. Essi – afferma – possiedono un ruolo insostituibile nella costruzione della speranza. Non è un compito teorico, ma concreto: difendere la giustizia dei poveri, rendere effettivi i diritti dei più deboli, ricordare che la legge è servizio alla persona.
Questo invito richiama ancora una volta l'insegnamento di Papa Leone XIV: la società si fonda sulla giustizia e sulla carità, e ogni uomo di legge deve sentire di partecipare alla missione di Dio stesso, "che rende giustizia agli oppressi e solleva chi è caduto".
Nel mondo frammentato delle ideologie, il giurista diventa testimone di riconciliazione. Nella crisi della fiducia, egli può restituire credibilità alle istituzioni. Nel conflitto delle tribù, può incarnare la voce del dialogo e della ragione.
5. Conclusione: la speranza come scelta di comunione
L'omelia di McElroy e la lezione di Papa Leone XIV convergono su un punto decisivo: la speranza non è evasione, ma responsabilità. È la virtù di chi rifiuta la logica della tribù per abbracciare la logica della comunione.
In una società che si lacera tra ideologie contrapposte, la Chiesa è chiamata a essere segno di unità e non di contrapposizione. Difendere il Papa, sostenere la comunione ecclesiale, praticare il dialogo rispettoso: queste sono oggi le forme più alte della testimonianza cristiana.
Il cattolicesimo autentico, quello che Papa Leone XIV e il Cardinale McElroy incarnano, non è né di destra né di sinistra, ma universale, misericordioso e fedele. Non cerca potere, ma verità; non alimenta paura, ma speranza.
Per questo, davanti alle tensioni del presente, il compito di ogni credente – e in modo particolare di ogni uomo e donna di legge – è ricostruire il ponte del dialogo, non scavare nuove trincee. Solo così la speranza diventa realtà e la Chiesa, pur ferita, continua a essere luce per il mondo.
Marco Baratto
Nessun commento:
Posta un commento